DONNE E AGRICOLTURA: PROGRESSO DELL’UMANITA’
(A cura di Avv. Giorgia Antonia Leone)Ci si domanda in questa giornata speciale che è l’8 Marzo – quale propizia occasione per celebrare i diritti delle donne, le loro conquiste politiche e sociali, anche nel settore dell’agricoltura, visto il legame naturale tra “donna e terra” ed il lato squisitamente sostenibile ed umanistico del mondo agricolo al femminile- quanto la presenza della donna in agricoltura sia importante e se vi sia una maggiore attitudine della donna alla multifunzionalità ed all’innovazione. La risposta è indiscutibilmente affermativa, in quanto il contributo femminile nel settore agricolo ed il potenziamento dei ruoli decisionali del genere femminile nelle imprese agricole, nel rispetto dell’attuale contesto del Green Deal europeo e della biodiversità, possono condurre senz’altro ad un ampio obiettivo di sviluppo economico e sociale, sia sotto il profilo della multifunzionalità che dell’innovazione.L’accesso delle donne alle risorse agricole, aumenta la produttività aziendale e sostiene, al contempo, una crescita economica mondiale. Nei paesi in via di sviluppo, poi, se le donne agricoltrici avessero gli stessi diritti degli uomini agricoltori, si assisterebbe persino ad una diminuzione della povertà e della fame.Le donne, in quanto fondamentali per il sostegno economico e sociale, rappresentano il 43% della forza lavoro agricola nel mondo.In Italia, 1 milione e 145 mila aziende agricole sono a conduzione femminile; circa 50 mila sono imprese agricole biologiche ed il 29,6% di queste aziende sono a conduzione femminile (dati Bioreport 2019).Non a caso l’ONU, nel 2007, ha istituito la giornata internazionale delle donne rurali (15 ottobre).Nel contesto dell’Unione europea si sono affermate, nel tempo, politiche che conducono le imprese agrarie alla “multifunzionalità”, attribuendo in pratica all’agricoltura la potenzialità di fornire beni (alimentari e non) oltre che servizi che hanno a che fare con la sicurezza alimentare, la protezione dell’ambiente e la sostenibilità. Infatti, l’attuazione della strategia “Farm to Fork” in un’ottica di economia circolare, rende la politica agricola più interessata all’ambiente ed alla sostenibilitàdei processi produttivi agricoli, a sostegno delle fragilità alimentari e del contrasto agli sprechiIn questo contesto, in Italia, è stato emanato in data 18 maggio 2001 il Decreto Legislativo n. 228 sullo “orientamento e modernizzazione in agricoltura”.Cosicché è stato introdotto il concetto di attività agricole “per connessione”, ossia attività considerate agricole, in quanto collegate ad una delle tre funzioni primarie ed originarie in ambito agricolo che sono: la coltivazione del fondo, la selvicoltura e l’allevamento degli animali.Infatti, secondo la contemporanea prospettiva, la figura dell’Imprenditore Agricolo (art. 2135 Cod. Civ.) non è più soltanto colui (o colei) che esercita la coltivazione del fondo, la silvicoltura e l’allenamento di animali, ma è anche colui (o colei) che, in connessione con tali attività, ne svolge altre dirette alla manipolazione, conservazione o trasformazione, commercializzazione e valorizzazione, che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione delfondo o del bosco o dell’allevamento degli animali, o dirette alla fornitura di beni e servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio, o del patrimonio rurale o forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità.L’opportunità di intraprendere attività nuove e diverse, collegate a quelle primarie ed originarie, di cui sopra, può essere colta dalle imprese agricole come una fattiva possibilità di integrazione e potenziamento del loro reddito e come un’occasione importante per diversificare le loro prestazioni.In questo senso le imprese agricole che decidano di seguire questo percorso possono definirsi, oltre che multifunzionali, anche “innovatrici”. Imprese agricole innovatrici sono, però, anche quelle che adottano un’agricoltura “di precisone”, ossia applicano procedure finalizzate ad aumentare l’efficienza della gestione agraria, fornendosi nuovi strumenti utili per la conduzione della propria azienda agricola, nel rispetto della sostenibilità del territorio.Nei medesimi anni in cui le politiche agricole hanno iniziato a promuovere la diversificazione dei redditi e delle attività in agricoltura, sempre in Europa si è formata una legislazione più attenta alle tematiche di “genere” e alle “pari opportunità”, ivi incluso il canale riguardante, nello specifico, il ruolo delle donne in agricoltura.In Italia, il legislatore si è impegnato a valorizzare, sotto il profilo giuridico, l’attività femminile nell’agricoltura, nelle sue varie competenze e ruoli, ispirandosi sia a norme di rango costituzionale, qual è, ad esempio, l’art. 37 Cost. che stabilisce il principio della “parità di diritti e di retribuzione a parità di lavoro”, e l’art. 3 Cost. che promuove il principio di “uguaglianza senza distinzioni di sesso”, sia a leggi ordinarie, qual è il Decreto Legislativo n. 198 del 11 aprile 2006 ossia il “codice delle pari opportunità tra uomo e donna”, in attuazione della Direttiva 2006/54 CE che proclama il principio delle “pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione ed impiego”, oppure l’art. 230 bis co. 2 Cod. Civ., che conferma, nelle imprese familiari, il principio secondo cui “il lavoro della donna è considerato equivalente a quello dell’uomo”.La ricerca si è sviluppata ed evoluta, progessivamente, in varie direzioni approfondendo tematiche come: la presenza ed il ruolo delle donne nelle imprese agricole, innovative e multifunzionali; il collegamento tra le donne ed il reddito sociale in ambito agricolo, l’esame della struttura, dell’organizzazione, delle dimensioni e della distribuzione di competenze femminili all’interno dell’impresa agricola; l’attuazione concreta delle pari opportunità e parità di trattamento; le connessioni tra la presenza di donne attive in agricoltura e l’attenzione per gli aspetti ambientali e di sostenibilità aziendale. .Pertanto, in Europa ed in Italia, in particolare, si è imposto man mano il legame sempre più forte ed interdipendente tra agricoltura e donna, in una logica di promozione della presenza delle imprese, a conduzione o a prevalente partecipazione femminile, nei comparti soprattutto più innovativi dei differenti settori di produzione agricola multifunzionale.Il ruolo svolto dalla donna nell’azienda agricola è senz’altro complesso ed articolato, in base, innanzitutto, alle competenze ed al servizio fornito in azienda: imprenditrici, dipendenti salariate, co- titolari dietro l’apparenza di coadiuvanti. La responsabilità delle decisioni aziendali, va osservato, non sempre è solo affidata al solo “conduttore” o al titolare, in quanto l’organizzazione aziendale può essere suddivisa tra i vari membri della stessa famiglia o terzi, in base a dei ruoli specifici.Tale complessità è poi amplificata dal fatto che le donne residenti nelle zone rurali non costituiscono un gruppo omogeneo, poiché le loro situazioni di vita personale e le loro occupazioni variano notevolmente in relazione al territorio in cui trovano; a maggior ragione tra i differenti Stati europei.Per non parlare, inoltre, del fatto che molte donne appaiono come “invisibili”, o quasi, a causa della mancanza di uno status professionale che ne consenta il loro riconoscimento giuridico, a discapito della loro indipendenza economica e dei connessi diritti sociali.Tra l’altro, pur se richiamato spesso, dai Regolamenti Europei e dalla legislazione nazionale, il “principio delle pari opportunità”, di fatto, non sempre riesce a concretizzarsi, all’interno dei programmi dei Piani di Sviluppo Rurale (di competenza regionale in Italia), in obiettivi specifici e mirati, in grado di misurare, fattivamente, l’impatto degli investimenti sull’occupazione femminile e sull’uguaglianza di genere nel mondo dell’agricoltura.Quindi, si ribadisce, le donne presenti in agricoltura hanno un ruolo non solo importante nell’attuazione e nello sviluppo delle attività innovative e connesse, bensì talvolta essenziale, per raggiungere un adeguato reddito dell’azienda agricola, ma occorre ancora un approccio concretamente più “di genere” alle politiche agricole e di sviluppo rurale, non fermandosi alla mera enunciazione del principio delle pari opportunità.E’ opportuno agire contro tutti quei disvalori e pratiche di disuguaglianze nel settore agricolo tra generi, attraverso la rivalorizzazione sociale del lavoro femminile; il sostegno alla partecipazione attiva ed in rete alle decisioni, a partire dalla governance locale e creando supporti organizzativi permanenti, sia sociali che economici; con la massima attenzione alle azioni positive volte a favorire la relazione tra tempi di lavoro e tempi di vita privata e familiare della donna lavoratrice. E’ fondamentale favorire la propensione innovativa e multitasking delle donne, garantendo loro un più facile accesso anche a finanziamenti ed agevolazioni fiscali, con crediti agrari specializzati.Nella Relazione (2020/2021) sulla prospettiva di genere nella crisi COVID-19 e nel periodo successivo alla crisi, la Commissione UE per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere ha, altresì, osservato che l’esigenza di un approccio attento alla prospettiva di genere, in cui i principi dell’”integrazione della prospettiva di genere” e del “bilancio di genere” vengano realmente attuati, vanno oggi più che mai rafforzati, in ragione della risposta alla grave crisi economica determinata dal COVID-19, al fine di preservare e tutelare i diritti delle donne durante tutta la pandemia e nel periodo successivo e per rafforzare la parità di genere, anche in questo speciale settore che è l’agricoltura. Le valutazioni dell’impatto di genere, infatti, dovrebbero rappresentare una prassi ordinaria, anche per quanto riguarda le misure che rientrano nel Piano per la ripresa a seguito della pandemia.E’ necessario, per le donne nelle zone rurali, valorizzare i piani strategici della politica agricola comune, con l’aiuto di finanziamenti del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia e del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, allo scopo di incoraggiare l’occupazione delle donne e l’imprenditoria femminile e poter migliorare le condizioni di vita e di lavoro nelle zone rurali, anche e soprattutto in tempo di crisi economica.La donna in agricoltura ha, per concludere, una funzione importante, se non essenziale, quanto meno al pari dell’uomo, in quanto è una preziosa “risorsa produttiva” con una naturale propensione all’innovazione ed una grande capacità di adattamento, ed è per questo che dev’essere messa nellacondizione di esprimere se stessa nel rispetto del suo ruolo sia di “lavoratrice” che, appunto, di “donna” per il necessario progresso dell’intera Umanità.Infatti, l’Umanità ha bisogno delle donne nelle realtà rurali, perché solo grazie alla loro sensibilità potremo assistere, sempre di più, ad un radicale cambiamento verso un modello di economia integralmente ecocompatibile, che coniughi “tutela dell’ambiente” ed “identità culturale”.Carlo Levi scriveva che “nel mondo dei contadini non si entra senza una chiave di magia” ed è propriamente in questo senso che va inteso il rapporto speciale tra donna ed agricoltura.