Mufloni del Giglio: uno studio genetico rivela un raro DNA
31 Luglio 2022, Comunicato Stampa di Sara D’Angelo – Vita da Cani.
Le associazioni che si sono impegnate per salvare gli animali “Bloccate il progetto di eradicazione. Che il presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano si dimetta”
Uno studio genetico sul muflone dell’Isola del Giglio ha rivelato un raro Dna.
La prestigiosa rivista scientifica “Diversity” ha appena pubblicato uno studio scientifico sulla genetica del muflone dell’Isola del Giglio rivelando l’unicità genetica di questo gruppo di animali che l’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano ha invece deciso di eradicare tramite un oneroso progetto europeo, Life LetsGo Giglio, finanziato al costo di 1.6 milioni di euro.
Lo studio, condotto da un gruppo di genetisti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, della commissione per la sopravvivenza delle specie dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn Ssc, dell’Università di Sassari e dell’Università di Siena, in collaborazione con il Cabinet Vétérinaire Les Deux Iles Santa Maria Siché, suggerisce che i mufloni del Giglio rappresentano una preziosa popolazione relitta ormai estinta altrove.
Il professor Marco Masseti, zoologo e tra gli autori dello studio, commenta come “l’unicità di questo nucleo di mufloni del Giglio rappresenta un’importantissima risorsa genetica, oramai persa altrove, e meriterebbe un’alta priorità di conservazione”.
Dei 1.6 milioni di euro stanziati dal programma Life dell’Ue, 378.925 euro sono stati destinati all’abbattimento delle poche decine di animali che vivrebbero sull’isola. L’Ente Parco aveva dato il via agli abbattimenti a novembre scorso ma si vide costretto a interrompere l’azione a seguito di una forte opposizione mediatica e a due denunce a carico del suo presidente. Secondo i regolamenti nazionali ed europei l’Ente Parco avrebbe dovuto sperimentare metodi non-letali prima di passare all’abbattimento.
Sembra che 10 mufloni siano già stati abbattuti, ma a seguito delle denunce il Parco avrebbe catturato e trasportato molti altri mufloni in vari rifugi per l’Italia, dove però almeno 5 sono deceduti a causa dello stress delle catture.I sopravvissuti verranno invece sterilizzati, se non lo sono già stati,compromettendo così la possibilità di preservare il patrimonio genetico di questo raro animale. I mufloni che il Parco non riuscirà a catturare invece verranno abbattuti entro la fine del 2023.
“Non è chiaro come sia possibile che le istituzioni europee abbiano approvato e finanziato per la seconda volta un progetto di eradicazione senza prima richiedere un test genetico – commenta il dottor Kim Bizzarri, ricercatore di Bruxelles che segue da vicino la vicenda -, Già sull’isola di Pianosa, qualche anno fa e sempre tramite un altro progetto europeo di oltre 3 milioni di euro, l’Ente Parco aveva iniziato ad abbattere quella che dichiarò essere la comune lepre europea, ma che studi genetici eseguiti a posteriori hanno invece rivelato essere l’ultima colonia di una rarissima specie di lepre ormai creduta estinta sul continente”.
“Questa analisi genetica dei mufloni non solo mina le basi scientifiche del progetto di eradicazione del muflone, ma mette in luce la superficialità con cui l’Ente Parco e le istituzioni europee gestiscono i fondi pubblici destinati alla salvaguardia della biodiversità – commenta Sara d’Angelo presidente dell’associazione Vita da Cani e coordinatrice della Rete dei santuari di animali liberi in Italia.
“Non solo il progetto di eradicazione deve essere bloccato immediatamente, così come un’indagine parlamentare deve essere avviata per capire come sia possibile che per ben due volte abbiamo rischiato di estinguere delle rare specie faunistiche, ma alla luce dei fatti chiediamo le dimissioni immediate del Presidente dell’Ente Parco, Giampiero Sammuri”, conclude d’Angelo, “e che tutti gli esemplari già deportati vengano riportati a sull’Isola a spese del Parco e tutelati come patrimonio genetico ancestrale e prezioso”.